No B. Day

Se esistesse un ipotetico upgrade della costituzione o del concetto di democrazia, andrebbe considerato il diritto al "non voto", ovvero il dissenso.

1) Attualmente la democrazia bipolare con i due gruppi bipolari può essere divisa così: 33% da una parte, 33% dall'altra, 33% di astenuti-non votanti, 1% di errori di votazione.
Nell'attuale ordinamento poi saranno i partiti a scegliere chi rappresenterà il partito vincente.
Nella migliore delle ipotesi si ha quindi un cadidato che diventa premier essendo rappresentativo di una minoranza.
Per esempio: una coalizione vince le elezioni con il 30% ed il 15% dei voti (due soli partiti costituenti la coalizione). Poi se nella migliore delle ipotesi, il partito ha 5000 iscritti, pari allo 0.009% degli italiani e di questi l'80% degli iscritti al partito con il maggior numero di voti scelgono Mister X come premier, senza mandato popolare, semplicemente con accordi interni di partito, o primarie o altro modello (maggior contributo, votazione, ...)
In questo caso si ha che il premier è stato scelto dal 0.30*0.80*0.00009 = 0.0000216% degli italiani.
Un valore estremamente basso!
Anche permettendo al popolo di indicare chi vogliono come premier la percentuale non migliora: 0.30*0.80 = 24% degli italiani...che di certo non è una maggioranza.

2) Un modello proposto alternativo si basa su una prima ed una seconda elezione di ballottaggio.
La prima elezione definisce le percentuali di deputati dentro parlamento e senato, la seconda permette di votare solo i due partiti che hanno ottenuto il maggior numero di voti, in modo tale che al governo vada un rappresentante più condiviso dagli elettori, dal popolo.
La seconda votazione sposta le percentuali residue dai partiti minori verso i due maggiori, quindi se assumiano i valori d'esempio prima proposti: (0.30+0.15)*0.80 = 36% degli elettori.
Indubbiamente il valore aumenta, sebbene ancora non ci si trova di fronte alla maggioranza degli italiani.

3) il "non voto" altri non è che un dissenso, in questo caso in ambito elettorale.
In effetti il popolo, come detentore del potere politico vanta diritti sui partiti politici locatari di maggioranza ed opposizione.
Quindi è sbagliato credere che maggioranza ed opposizione debbano essere espressioni di un polo o dell'altro....o meglio ciò va nettamente a vantaggio dei poli e dei partiti politici che così possono giocare e vincere con flebili percentuali di voto....vere e proprie sub-maggioranze.
Maggioranza ed opposizione hanno diritti e doveri nei confronti di tutto il popolo, indipendentemente che sia di pensiero politico concorde o contrario.
Ovviamente ciò ha un'eco più grande nell'ordinamento legislativo e politico; tuttavia limitando la discussione al solo ambito elettivo ogni italiano avrebbe il diritto di scegliere chi vedere al governo, indirettamente ciò si traduce in quali partiti vedere al governo (ovvero un partito preferito e altri non tanto), in quale uomo possa rappresentare il governo in veste di capo, di premier, ma ha anche il diritto di scegliere chi non vorrebbe assolutamente vedere in parlamento od al senato, personaggio ben distinto da chi gli risulta indifferente o da chi riesce per carisma ad attrarre ed ammaliare l'intero popolo elettivo.
In effetti in un ambito bipolare chi riesce a raggiungere soluzioni condivise da un polo e dall'altro per arguzia, per lungimiranza, per logica, ... è quell'individuo che nelle sue scelte politiche ben rappresenta la maggioranza, dato che associa la fiducia degli uni e degli altri.
Di certo non è un rappresentante della maggioranza chi crea un clima di scontro che già divide gli elettori in un 50% di favorevoli ed un 50% di contrari.
A quel punto la democrazia sta solo negli accordi di partito, i quali non sono quasi mai fatti per volontà del popolo o bene comune.

Quindi il "non voto" sembra essere un diritto dell'elettore alla pari del "voto".
Ma tutto ciò è solo disquisizione teorica.
In Italia regna la furbizia e del concetto del "non voto" se ne farebbe solo cattivo uso.

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