(D')Avanzo un paradosso informativo

Nella questione che ha visto D'Avanzo pubblicare degli articoli in cui si accusava Marco Travaglio di essersi fatto pagare le vacanze da personalità della mafia sorge un infimo paradosso informativo.
Se da un lato è giornalismo corretto che D'Avanzo pubblicasse dopo aver verificato l'informazione, suscitando molto scalpore, senza alzare il telefono e chiedere spiegazioni al diretto interessato, e dall'altro sarebbe stato un giornalismo non corretto il secretare la notizia in un cassetto fino all'avvenuta verifica (cosa traducibile secondo il tempo dedicato alla verifica in censura per salvare la faccia a Travaglio), dall'altro sorgono problemi nella dinamica della smentita.
Infatti alla smentita di Travaglio con tanto di fattura non detto che lettori di D'Avanzo e lettori di Travaglio coincidono.
Anche immaginando che D'Avanzo acquisti lo spazio di un articolo su La Repubblica per spiegare il fatto e scusarsi con le prove fornite da Travaglio (le scuse di un giornalista su una testata è fatto assai rari...anzi unico), comunque non si può presupporre che il giorno dopo vi siano gli stessi lettori del giorno precedente.
Ne consegue che da un lato persone che non acquistano Repubblica o persone che non leggono la smentita non vengono portate a conoscenza del fatto.
Analogamente chi ricerca informazioni sulla biografia di una persona, basandosi su articoli di giornale o fa ricostruzioni basate sul articoli di giornale viene fortemente limitato nella costruzione dell'archivio di informazioni su cui basarsi per l'opera da compiere.

Da un giornalismo presunto come giusto con un errore da principiante compiuto da un giornalista affermato come D'Avanzo sorgono questi problemi, figuriamoci come si aggrava la questione con giornalisti inetti o sconosciuti.
Questo è uno dei tanti paradossi della vecchia informazione giornalistica a cui in parte internet pone rimedio, grazie ai link ed alla perenne (quasi perenne) reperibilità delle fonti.
Certo internet crea altre problematiche all'informazione, quale per esempio dare piena libertà di atteggiarsi a giornalista anche chi giornalista non è o non ha mai studiato come farlo (sigh, presente, questo è il mio caso).

Il caso descritto rientra nei cosiddetti "rumori informativi", ovvero un insieme di fatti poco coerenti descrivibili per determinate situazioni che nascono da errori di informazione, documentazione, reperimento e verifica delle fonti, ecc...
Tali ago-aghi nel pagliaio costituiscono un'inezia rispetto ai fatti in se, ma vengono spesso sfruttati da altre forme avariate di giornalismo per minare la fiducia sulla narrazione corretta degli eventi (vedi Undicisettembre.blogspot.com esempio di come le teorie alternative-complottiste relative all'11 settembre 2001 abbiano prosperato dei rumori informativi per costruire una verità di "compatibile")
In statistica il "rumore di una misura" è una variazione statistica del valore rilevato non determinata con una legge specifica ed andamento studiabile statisticamente.
Si appiglia alla determinazione del valore vero alterando di poco tale valore e comportando insignificanti effetti.
Uno studio statistico per la determinazione della misurazione più corretta prmette di liberarsi di questa perturbazione insignificante.

Nel giornalismo ciò non avviene, questo perchè esiste per la maggior informazione tesa a definire una verità "compatibile", un'informazione a sostegno di partiti di centrodestra, di destra, di sinistra o di centrosinistra.
Ciò che risulta è un caos informativo, nel pieno rispetto della libertà d'opinione che fa combaciare diverso pubblico dai gusti politicizzati distinti secondo le percentuali di voto in campagna elettorale e teorie di "compatibili" per affermare ciò che più aggrada ad un'ideologia politica del lettore e dei padroni di partito-testata giornalistica.
In questa realtà diviene impossibile distinguere rumore informativo da fatti concreti, tranne quando questi sono comprovati e lampanti.
Anche quando i fatti sono comprovati e lampanti comunque la mancata diffusione su tutte le testate giornalistiche di ciò che è senza ombra di dubbio vero a scapito di rumori informativi, permette di preservare la specie politica e di far fallire l'informazione.
Se la libertà di opinione lascia a tutti la possibilità di dire, scrivere e pensare ciò che vuole, il giornalismo (che teoricamente dovrebbe essere distinto dall'opinionismo) ha il compito di accertare l'unica verità dei fatti.
Quando da sondaggi risulta che 50% di persone crede ad una teoria e 50% crede ad un'altra teoria la libertà di opinione ha vinto, e il giornalismo, almeno quello0 teorico ed ideale, ha fallito.

Nessun commento:

Posta un commento

Blog tv

Premere sui 5 pulsanti in basso a sinistra per scegliere il canale. Doppio click sullo schermo per visualizzare interamente. Per spegnere, il primo pulsante a destra in basso.